Friedrich Dürrenmatt ha scritto una potente rilettura del mito del Minotauro, che
privilegia il punto di vista del mostro, che progressivamente e con un candore
tipicamente infantile indaga il mondo esterno. Nel passo che abbiamo scelto, egli
scopre il corpo femminile, con cui balla e attraverso il quale riesce a “uscire da se
stesso”.
MINOTAURO
di Friedrich Dürrenmatt
Era come sapere che un vento di tempesta facesse
turbinare in un vortice minotauri e ragazze,
a tal punto mulinavano l’uno verso l’altra, l’uno
lontano dall’altra, confusi l’uno nell’altra,
e quando la ragazza gli corse fra le braccia,
quando lui d’improvviso senti il suo corpo, la carne
madida di sudore, e non lo specchio
duro che sinora aveva toccato, capì
- se di capire si possa parlare nel caso
del minotauro – che fino a quel momento
era vissuto in un mondo in cui c’erano
soltanto minotauri, ciascuno rinchiuso in una
prigione di vetro, ma ora sentiva un altro
corpo, ora sentiva un’altra carne.