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Notturno – Thomas Ligotti

Da molti considerato a buon diritto l’erede di Howard Phillips Lovecraft, Thomas
Ligotti è uno scrittore statunitense tra i più significativi e immaginifici della sua
generazione, maestro nell’insinuarsi negli spiragli della fragilità umana, nei suoi
incubi.
I personaggi del suo Nottuario sono figure indistinte, sole e fragili, vittime di
stravolgenti allucinazioni, a cavallo tra il sonno e la veglia, in un terreno non
demarcato in cui è facile perdere i confini della propria coscienza.
Come ha scritto il regista teatrale Fabio Condemi, che ha recentemente portato in
scerna uno spettacolo ispirato alla raccolta di racconti:
Se il diario ha il compito di registrare le attività del giorno il nottuario serve ad appuntare il
resto, non tanto quello che succede di notte ma quello che si cela nelle pieghe del giorno. La
notte come spaziotempo della febbre, della confusione tra io e non più io, come spazio
ipnagogico, come soglia. Credo che l’opera poetica, saggistica, narrativa e perfino musicale di
Ligotti sia caratterizzata proprio da questo ostinato farsi spazio negli slittamenti, negli spiragli
del reale. Il cuore dell’orrore è l’unico modo per sfuggire all’orrore e la scrittura stessa si fa
ventriloquio, prende strade inesplorate in cui non importa chi sia l’io che parla. Se c’è una
funzione della narrativa weird è proprio quella di ‘ripristinare un po’ della stupefazione che
talvolta proviamo, e che probabilmente dovremmo provare più spesso, davanti all’esistenza.
Il prossimo brano è tratto dal racconto L’angelo della signora Rinaldi.

NOTTUARIO (2017)
di Thomas Ligotti

«Sai che cosa sono i sogni? […] Sono parassiti: vermi della mente e dell’anima che si
nutrono di mente e anima come i vermi si nutrono del corpo. E il loro nutrirsi di
mente e anima a sua volta rosicchia il corpo, il che a sua volta influisce sulla mente e
sull’anima, e così via fino alla morte. Queste cose, come tutto il resto, non si possono
separare. Anche le cose più estranee sono legate a ogni altra cosa. Così, se questi
sogni non hanno un mondo che li nutra, capita che entrino nel tuo e lo possiedano, lo
esauriscano un po’ alla volta ogni notte. Usano il tuo mondo e lo consumano.
Sciupano il volto a te e il volto delle cose che sai: usano le cose che appartengono a te
in modi che appartengono a loro. Certe persone sono più facili da usare, e le usano
con molta efficacia. A dirla tutta, usano tutti e hanno sempre usato tutto, perché
vengono da un tempo antico, da prima che tutti i mondi si risvegliassero da una notte
lunga e insensata. E questi sogni, queste cose che si chiamano sogni, continuano a
tramare per gettarci in quel grande e folle buio, per esaurire ciascuno di noi nel suo
sonno solitario e consumare ciascuno di noi fino alla morte. Un po’ alla volta, notte
dopo notte, ci portano via da noi stessi e dalla verità delle cose. Io per prima so
benissimo come può essere e cosa ci possono fare i sogni. Ci fanno danzare con le

loro strane illusioni finché non siamo troppo esausti per vivere. E hanno trovato in te,
bambino, un compagno fin troppo disponibile per la loro orribile danza.»

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