Quattro sconosciuti si trovano su un grattacielo con l’intento di suicidarsi.
Sembrerebbe una tragedia, ma Nick Hornby, con il suo consueto mix di umorismo e
malinconia, è in grado di trattare temi complessi come la depressione e il suicidio con
leggerezza e profondità, rendendo i suoi personaggi allo stesso tempo simpatici e
tragici.
Le battute dissacranti e la mancanza di tatto rendono i dialoghi freschi e divertenti,
anche se il contesto del romanzo resta serio, facendo ridere il lettore e allo stesso
tempo portandolo a riflettere sulla condizione umana.
NON BUTTIAMOCI GIÙ (2005)
di Nick Hornby
Ecco come si svolge la serata di un suicida alla vigilia del suo grande momento:
niente di speciale, proprio niente di speciale. E questo è esattamente il problema. Ti
immagini che ci debba essere qualcosa di solenne, di significativo, tipo suonare il
violino davanti alla stazione di King’s Cross o salire in cima alla collina di Primrose
Hill per vedere le luci della città una volta per tutte. Ma la verità è che sei
semplicemente lì, in casa, e non ti succede niente, assolutamente niente.
Ci guardammo tutti e quattro per un momento, in silenzio. Era imbarazzante.
Insomma, non c’era molto da dire. Voglio dire, cosa dici a un gruppo di persone che
stai incontrando per suicidarti? ‘Ciao, come va? No, aspetta, non rispondere’.
Se fossi più sveglia, probabilmente ora vi starei chiedendo: Ma perché eravate tutti su
quel tetto? Ma no, io non sono così. Io sono quella che arriva, incontra delle persone
su un tetto e pensa: Ok, non c’è nulla di strano qui. Persone sui tetti. Si vedono in giro
ogni giorno, no? E perché no? Ehi, guardate! Ci sono tre persone sul tetto del palazzo
di fronte, e quattro su quello accanto!