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Moby Dick – Herman Melville

Siamo veramente liberi? Quali forze oscure governano la nostra vita?

La caccia alla balena come metafora di un’esistenza tragica: il capitano Achab, eroe faustiano, persegue il proprio obiettivo fino alla perdita della ragione e della vita stessa. L’incontro-scontro con il Grande Altro costituisce lo scenario dove si articolano riflessioni dal sapore biblico (il libero arbitrio, il Leviatano, la rinuncia ai piaceri terreni, ecc.). Un classico da riscoprire, buona lettura!

MOBY DICK (1851)

di Herman Melville

Che cos’è mai, quale cosa indicibile, incomprensibile e inumana, quale falso signore e padrone nascosto, quale tiranno crudele e senza scrupoli mi comanda, che contro ogni affetto e desiderio naturale io debba continuare a spingermi, e serrarmi e schiacciarmi di continuo, per esortarmi pazzamente a fare ciò che nel profondo del cuore non ho mai osato neanche pensare? È Achab Achab? Sono io, Signore, che alzo questo braccio, o chi è? Ma se il gran sole non si muove da sé, e non è che un fattorino del cielo, se neanche una stella può ruotare se non per una forza invisibile, come può dunque battere questo piccolo cuore, e questo piccolo cervello pensare, se non è Dio che batte quel battito, pensa quel pensiero e vive quella vita, e non io. Per Dio, amico, siamo fatti girare e girare in questo mondo come quell’argano lì, e il destino è la manovella.

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