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La Nebbia degli Orizzonti Lontani. Leonardo Da Vinci era felice?

Scienziato, filosofo, architetto, pittore, scultore, trattatista, scenografo, matematico, anatomista, botanico, musicista, ingegneree non solo. Chi era Leonardo Da Vinci, vissuto tra il 1452 e il 1519? E se fosse, semplicemente, un uomo?

Michele Diomede ha deciso di parlare di lui in modo inusuale. Ha cercato di andare al di là dell’impressionante elenco delle sue opere e invenzioni. In La Nebbia degli orizzonti lontani, edito da Flamingo Edizioni nel 2019, traccia una biografia romanzata, da cui emerge l’uomo ‘vero’ dietro il mito. 

“Su Leonardo esiste una mole impressionante di scritti. Naturalmente, ogni autore, soprattutto se parliamo di romanzi, ha una sua personale visione dell’uomo e dell’artista. Ora, mi piacerebbe che il mio lavoro si qualificasse per la cura e l’attenzione che vi ho dedicato. Prima di iniziare a scrivere una sola riga mi ci è voluto davvero molto tempo per esaminare, sebbene senza pretesa di esaustività, l’immensa opera di Leonardo”, dice Diomede.

Leonardo Da Vinci ha passato la vita a studiare e produrre opere di vario tipo. La sua innata curiosità lo ha portato a indagare gli ambiti più disparati. Ma in pochi si sono chiesti se fosse felice. La sua vita è stata contraddistinta dal dubbio, costante e perenne, che lo ha spinto a scoprire e approfondire. Lo ha appagato? Ha mai trovato pace? La conoscenza ha placato la sua immensa sete?

Difficile, ovviamente, rispondere a domande simili a 500 anni dalla sua morte. Diomede ci ha provato, rileggendo la vita del genio. Perché non si può prescindere dalle vicende biografiche per spiegarne le opere: “molte si devono al bisogno disperato di denaro che lo ha sempre angustiato”, sottolinea.

“Si trattava di un genio ‘umano’: spesso leggendo gli scritti leonardeschi ho avuto modo di stupirmi, di intenerirmi”,prosegue lo scrittore. “Leonardo era incapace di fare le divisioni ‘difficili’, si dannava l’anima per le difficoltà del latino che non capì mai, sbraitava di continuo contro il mondo accademico che lo definiva sprezzantemente ‘Omo senza lettere’ in quanto sprovvisto di titoli di studio. E in effetti il suo grandioso talento si basava solo su doti come la sterminata curiosità, l’osservazione attenta, sistematica su ogni aspetto dello scibile”. Un ritratto che non può che aiutare a credere in sé stessi.

“Paradossalmente, la parola ‘genio’ sembra sminuirlo; Leonardo possedeva un genio, appunto, ‘umano’, frutto della sua volontà, della sua sfrenata ambizione. Non mi pare, ad essere sinceri, che questa sua caratteristica sia stata sufficientemente sottolineata”, precisa ancora Diomede.

Quindi: Leonardo era felice? “Non credo che Leonardo sia stato una persona felice nell’accezione piena del termine. Prescindendo dai problemi economici che lo hanno sempre assillato, tranne nell’ultimo tratto della sua vita, non bisogna dimenticare che tutta la sua gioventù è stata funestata dall’ombra del processo per sodomia da cui è riuscito a svincolarsi solo perché uno dei coimputati era legato alla famiglia Medici; comunque sia la sua esistenza è stata indubbiamente piena di significato proprio perché, cartesianamente, dubitava di tutto avendo necessità di esperire ogni minimo aspetto della realtà”.

La Nebbia degli orizzonti lontani ha vinto il premio internazionale della città di Arona 2021. “Mi piace pensare di essere stato premiato per l’attenzione e la cura con cui ho cercato di tratteggiare una delle più straordinarie personalità che il genio italiano abbia partorito. Sono consapevole che non basta una vita per esaminare la complessità di un artista, di uno scienziato che ancora oggi non smette di sbalordire per come agiva e pensava in anticipo rispetto ai contemporanei. Spero che il mio lavoro invogli il lettore a saperne di più, ad approfondire la conoscenza delle opere di Leonardo, ossia di un inestimabile patrimonio dell’umanità”, termina Diomede.

Paola Bernasconi

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