Le ingiustizie sociali e le rigide strutture di classe o casta modellano le nostre vite,
come insegna il romanzo che abbiamo scelto oggi. È quasi impossibile sfuggire alle
convenzioni sociali e al destino già tracciato da strutture oppressivo-gerarchiche.
La Storia – con la “S” maiuscola –decide i ruoli, è il meccanismo invisibile che
regola e predetermina le vite delle persone, ma i protagonisti, Ammu e Velutha,
tentano di sfidare questa forza, consapevoli della condanna che comporta. La Storia è
immutabile, implacabile, eppure essi cercano di vivere al di fuori di essa, almeno per
un momento.
In questo brano, Roy riflette sulla tensione tra l’amore come forza personale e privata
e la Storia come forza sociale ineluttabile. I protagonisti sono i simboli di una
resistenza impossibile contro un sistema che punisce brutalmente chi cerca di vivere
fuori dalle regole. Tuttavia, il loro amore, per quanto destinato alla tragedia,
rappresenta anche una sfida fondamentale alle ingiustizie della società.
IL DIO DELLE PICCOLE COSE (1997)
di Arundhati Roy
C’era qualcosa di vecchio in loro, e di rotto. Come una macchina che non funzionava
più bene, anche se all’esterno sembrava ancora nuova. Qualcosa che era successo
tanto tempo prima, una qualche piccola cosa che non era mai stata aggiustata. Era
come un rotore che girava in senso contrario, consumando tutto intorno a sé,
costringendoli a camminare all’indietro per non farsi inghiottire. […] Ogni cosa
accadeva perché doveva accadere. Perché la Storia con la S maiuscola lo aveva
deciso. La Storia lo aveva deciso molto prima che loro nascessero. La Storia lo aveva
deciso proprio nei giorni della Rivolta. Prima che cominciasse a spuntare la nuova
generazione di padroni e di oppressi. Ammu e Velutha erano figli di quella Rivolta.
Figli del passato e del futuro, della speranza e della sconfitta. Ammu era nata nelle
file degli oppressori, ma senza il potere di dominare. Velutha era nato nella famiglia
degli oppressi, ma con l’intelligenza per lottare, anche se il sistema non glielo avrebbe
mai permesso. Eppure, si erano trovati. Proprio in quella casa. Proprio in quel
giardino. Quando si incontrarono, non erano due persone. Erano due storie che si
erano intrecciate. Due storie che non avrebbero mai dovuto incontrarsi. Le leggi della
società lo vietavano. Le leggi del sangue e delle caste. E così, il loro amore diventò la
cosa più proibita. La cosa più preziosa e al tempo stesso più pericolosa. Quando
Ammu guardava Velutha, non vedeva solo l’uomo. Vedeva l’intero sistema. Un
sistema che li avrebbe distrutti. Ma non poteva fare a meno di amarlo. Non poteva
fare a meno di ribellarsi contro quel destino già scritto. Anche se sapeva che il prezzo
sarebbe stato troppo alto. Anche se sapeva che tutto sarebbe andato a rotoli. Tutto si
sarebbe spezzato. Le ossa, i cuori, i corpi. E tuttavia, non potevano fermarsi. Perché
l’amore non si ferma. Non rispetta le leggi. Non si piega davanti ai divieti. L’amore
non conosce differenze di casta o di classe. L’amore è una cosa senza confini. È la più
piccola delle piccole cose, ma anche la più grande delle grandi. È invisibile, ma
onnipresente. È la forza che muove tutto, anche se il mondo tenta di fermarlo.