Un lavoratore dalla Lombardia, la realtà del Ticino del giorno d’oggi, con le sue difficoltà quotidiane. Cristiano Perli ha scelto come protagonista del suo romanzo, Il sogno, una figura che non potrebbe essere più realistica, inserito nella cornice di un’Insubria descritta in modo preciso, pieno di particolari.
Per contro, c’è un elemento che spiazza: il sogno. Il contabile che ama scrivere sceglie la dimensione onirica. I due piani, reale e sognante, si intrecciano, quasi si confondono: il personaggio principale è incapace di distinguerli. “In questo romanzo si inserisce la componente onirica, irrazionale, che sfugge a ogni regola. Quindi, troverete la vita reale di tutti i giorni, nuda e cruda, senza sconti, affiancata al surreale, dove apparirà una realtà distorta, anch’essa non semplice da gestire”, spiega Perli.
La descrizione concreta e fedele si scontra e si incrocia con quella del sogno. Durante il giorno l’uomo vive una esistenza precaria, la notte invece incontra la donna ideale. I loro momenti, raccontati con leggerezza, fanno da contraltare alla pesantezza che caratterizza ogni giorno, soprattutto in un periodo storico cupo come questo, facendo scordare ciò che è reale.
Sognare è un modo per sfuggire ai problemi di una quotidianità opprimente? Un sistema per evadere, almeno durante la notte, da una routine troppo ripetitiva? In un certo senso, esiste un parallelismo con la vita di Perli, che scrive per “passare dal mondo preciso e razionale di un’esistenza fatta di cifre, conti, scadenze e tutto ciò che comporta per un professionista dei numeri” a uno più romantico.
Ma l’autore vuole andare più in profondità. La domanda di fondo che serpeggia in tutto il libro è se esiste un punto di incontro tra la dimensione onirica e quella reale. È possibile far diventare realtà i sogni? O tali sono e devono restare? Il protagonista del romanzo riuscirà a incontrare la donna che vede durante la notte?
Perli spinge oltre sia la descrizione del reale che quella del sogno. Chi di noi non sogna? Si tratta di episodi spesso isolati, che popolano la notte e che sovente di giorno vengono dimenticati. In questo caso, invece, quel che il protagonista vede mentre dorme diviene una sorta di serie tv a puntate, qualcosa di talmente vivido da invadere anche le ore del giorno, sfumando i contorni tra ciò che è reale e ciò che non lo è.
Giocando con il realismo della quotidianità e il mistero del sogno, l’autore cerca di ammaliare, catturando il lettore dalla prima all’ultima pagina. L’uomo potrà incontrare la sua donna? Cosa dovrà mettere in gioco per farlo?
Scritta con il consueto linguaggio pratico e senza voli pindarici – tratto comune di tutte le opere dell’autore –, arricchita da precise ricerche sulla realtà in cui ci si muove, la trama non è interamente di Perli: “L’amico Vito mi raccontò la trama in una sera d’estate a casa mia. Sapeva che mi diletto a scrivere delle storie. Mi stregò dal primo momento. Terminato il racconto gli dissi di non preoccuparsi, che quella storia l’avrei scritta”.
Lo ha fatto. E ne è nata “una bellissima storia d’amore”, perché “al detective che si presenta dal suo cliente con la soluzione del caso, al commissario che consola la famiglia della vittima e al cavaliere che sconfigge il drago con la sua spada, preferisco il mio protagonista, che si presenta con una rosa e sussurra all’orecchio del suo amore: ‘Dov’eri fino ad oggi?’”.
Ma il sogno può diventare realtà?
Paola Bernasconi