Le realtà sovranazionali come l’UE sono ormai governate da una cupola finanziaria e non sono più rappresentative dei popoli. È necessario attuare un cambiamento: la democrazia, per continuare a esistere, deve trasformarsi da rappresentativa in partecipativa. Ma prima ancora, è necessario partire da una rivoluzione antropologica.
È la tesi sostenuta dal saggista e romanziere Carlo Vivaldi-Forti nella sua opera “Sovranità al popolo. Per un federalismo partecipativo”. Un tema di assoluta attualità che non può che interessare anche la Svizzera, che è uno stato federale e, pur non facendone parte, è influenzata dall’UE. Vivaldi-Forti si definisce europeista, ma auspica la nascita di una Unione Europea del tutto diversa da quella attuale. Si rifà infatti alla visione di De Gaulle: “Essa prevedeva di mettere in comune una serie di interessi paritetici fra tutti gli Stati, mantenendo una rigorosa sovranità su tutte le materie di ordine interno. Una sorta di condominio, ove i condomini decidono insieme sulle materie di comune interesse, ma non permetterebbero mai all’amministratore di dettare le regole di come un condomino si deve comportare in casa propria”. Usa un linguaggio diretto, il suo desiderio è portare avanti un discorso accessibile a tutti. Difatti, i destinatari del saggio, che caldeggia la formazione di un’Europa confederale, sono i giovani, invitati a riflettere “sul loro destino: vorrei prendessero coscienza della necessità di cambiare le regole del gioco, altrimenti il loro futuro potrebbe essere triste, misero, e di sostanziale schiavitù ai prepotenti”.
Le realtà sovranazionali di oggi sono frutto del periodo storico iniziato con le rivoluzioni del XVIII secolo; non sono più attuali, perché anche le popolazioni sono cambiate. Non si ha più a che fare infatti con masse analfabete. Secondo l’autore, che propone una analisi lucida e decisamente preoccupata di quanto sta accadendo attorno alla Svizzera, si sta andando verso un totalitarismo tecnologico. Si tratterebbe di qualcosa di distante dalle forme tiranniche di governo dei decenni passati, ma che porterebbe all’egemonia di una cupola economico-finanziaria. Non trattandosi di persone elette, i suoi membri non possono esprimere la volontà dei cittadini, ma “condizionano in modo pesantissimo le decisioni dei parlamenti e degli esecutivi, rendendole per questo omogenee in tutto il pianeta”, portando a “ristagno economico; progressiva scomparsa delle attività produttive indipendenti, soffocate dalla barbarie fiscale o fagocitate dalle multinazionali; disoccupazione di massa; reddito di cittadinanza quale elemosina assistenziale disincentivante il lavoro; depressione diffusa e crollo delle prospettive per i giovani; scomparsa della famiglia, denatalità inarrestabile”. Addirittura, “alla morte della civiltà come la conosciamo”.
Come uscirne, quindi? Con una rivoluzione culturale che porti a un sistema di doppia rappresentanza. Vivaldi-Forti cita come esempi il doppio potere di Cantoni e Comuni in Svizzera e quello di Regioni e Province in Italia. Indispensabile è liberarsi dell’egemonia della cupola economico-finanziaria. Nel federalismo partecipativo che studia e che propone nella sua opera, “la rappresentanza diretta e organica della società civile nel secondo ramo del Parlamento, non sostituisce quella tradizionale, fondata sui partiti, ma l’affianca”. La direzione del processo decisionale risulta invertita: se oggi va dal vertice alla base, si dovrebbe andare al contrario, dalla base al vertice. Dopotutto, chiunque oggi ha accesso all’informazione dovrebbe poter dire la sua nei processi di decisione politica.
Qualsiasi sia la propria ideologia, “Sovranità al popolo” è un testo da leggere, per riflettere su quel che sta accadendo fuori dalla porta di casa nostra.
Paola Bernasconi